Come le Barbie mi hanno salvato la vita


Azzurro è stato investito da una potente ondata nostalgica: ha ritirato fuori tutti i suoi videogames di quando era bimbo e passa le serate a giocare a Super Mario e Distruction Derby.
Neanche a dirlo, io l'ho seguito a ruota, e mi sono messa a cercare su eBay i giocattoli più significativi della mia infanzia (se non nuovi, almeno in buono stato), in primis: le Barbie.
E mentre scorrevo foto di Barbie Magia delle feste 1993, Barbie sirena e Barbie Hawaii, ho realizzato una cosa: le Barbie mi hanno salvato la vita.
Mentre le bacchettone da salotto additano le Barbie come il modello sessista più negativo che si possa mettere in mano a una bambina (sono esteticamente inarrivabili, conducono vite inverosimili, il rosa è un colore troppo gender...), io penso che se non ci fossero state le Barbie, a me avrebbero dato un TSO a nove anni.
E vi spiego perché.
La mia età scolare (6-13 anni) è stata caratterizzata dal bullismo. Negli anni Novanta non era un fenomeno ufficialmente riconosciuto e gli insegnati in primis lo prendevano sottogamba.
Come in ogni classe, ci sono i due/tre individui dal carattere più forte, i leader che si trascinano dietro i loro gregari, e poi ci sono quelli che farebbero amicizia con tutti, anche con le gambe delle sedie. Io facevo parte di quest'ultimo gruppo.
Da primo giorno di scuola elementare ho cercato di creare un terreno comune con tutte le bambine della classe, cercando un appiglio, perché si potesse stringere una bella amicizia (ricordo ancora che a una bambina, chiamiamola Claudia, ho detto:"Sai che la mia mamma era a scuola con il tuo papà?". Nella mia testa era una condizione sufficiente per iniziare una conversazione. Ecco, il giorno dopo, a ricreazione, Claudia mi ha aspettato nascosta dietro la porta e mi ha rifilato un calcio negli stinchi).
Io ho fatto un errore da principiante: con la mia voglia di fare amicizia, mi sono mostrata vulnerabile e i "capetti" annusano le vulnerabilità da un chilometro.
Ero un facile bersaglio con cui divertirsi.
Ho passato cinque anni a difendermi dalle prese in giro (ogni scusa era buona), dai calci tirati a tradimento, dai giochini di potere ("se fai questo, puoi venire a giocare con noi"... io eseguivo l'ordine e poi restavo comunque esclusa), le mie lamentele con le maestre non sortivano risultati ("Non fare la vittima", mi dicevano), e le poche volte che provavo a restituire offese e calci venivo rimproverata ("Perché io sì e loro no?"... domanda a cui mai ho avuto risposta).
Morale, ho finito per credere a ciò che mi dicevano: che ero una sfigata, che non meritavo ciò che avevano gli altri, che non potevo avere tanti amici quanti ne avevano i "fighi", che nelle recite avrei sempre avuto il ruolo della comparsa mentre gli altri sarebbero stati i protagonisti.
Ma a casa avevo le Barbie.
Quando mi chiudevo in camera a giocare a Barbie, con il mondo dei bulletti fuori dalla porta, mi sentivo figa.
Perché io non giocavo con Barbie, io ERO Barbie.
IO guidavo una Jaguar color ciliegia.
IO avevo una villa con la piscina.
IO avevo un armadio con un cambio per ogni giorno dell'anno.
IO andavo ai gran galà, in carrozza, vestita di  pizzi, al braccio di Ken.
IO cavalcavo come una cowgirl il mio cavallo Sprint, dalla chioma fluente.
IO potevo essere un giorno medico, il giorno dopo attrice, il giorno dopo ancora ballerina, poi astronauta, Presidente degli Stati Uniti...
IO ero bellissima.
IO ero vincente.
Le Barbie, con la loro perfetta vita di plastica, non dicono alle bambine "devi essere magra, fare la modella e vivere di feste", ma "La tua giornata oggi è stata uno schifo, ti hanno fatto sentire invisibile, l'esclusa: entra nel mio mondo, puoi diventare quello che vuoi".
Le Barbie sono uno strumento attraverso il quale le bambine sublimano se stesse, esorcizzano le giornate no, raddrizzano l'umore e mettono da parte l'etichetta di perdenti.
Se vostra figlia vi chiede una Barbie, non è viziata, sta solo cercando un'amica.
Ci ho messo 30 anni a capire perché giocavo con le Barbie, ma adesso guarderò con occhi diversi le Bambine che ci giocano.
Le Barbie non sono state create per trasformare le bambine in lobotomizzate, ma per fare acquisire loro fiducia in se stesse.
Ah, per puntualizzare, la mia bulletta odiava le Barbie.

Post Scriptum:
Prima che i predicatori dei giocattoli sessisti gridino allo scandalo, sappiate che io ho giocato a Barbie, ma anche con i lego, fingevo di essere un motociclista a bordo del mio triciclo e d'estate passavo i pomeriggi con mio nonno a scartavetrare e pitturare i termosifoni.


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