L'orgasmo negato. Quando il piacere femminile dà fastidio.
Era il 1972 e nelle sale cinematografiche usciva un film destinato a fare parlare di sé per cinquant'anni a venire: Ultimo Tango a Parigi, regia di Bernardo Bertolucci.
Un Marlon Brando di mezza età, disincantato e lacerato da conflitti interiori, incontra la giovane Maria Schneider in un appartamento di Parigi e tra i due inizia una burrascosa e travolgente relazione sessuale, che la regia immortala nei particolari più intimi e torridi (in una parola: burro).
Erano gli anni Settanta e la pellicola è stata sottoposta a una severa censura che l'ha affettata, tagliuzzata, amputata, finanche condannata al rogo nel 1976.
Io, da Millennials, ho immaginato che le scene tagliate fossero le più scottanti ed esplicite, quelle in cui venivano esposti i genitali alla camera, quelle con una penetrazione in primo piano, ma mi sbagliavo.
La censura ha tagliato 8 secondi di un rapporto tra Brando e la Schneider in piedi, completamente vestiti, lui di spalle a fare da schermo alla camera, di lei si vedevano solo le gambe e nient'altro.
All'inizio non ho capito il perché, non capacitandomi di cosa ci fosse di tanto scandaloso in quegli 8 secondi. L'ho guardato un paio di volte e solo allora ho capito. Lo scandalo non era nel video, era nell'audio. Maria Schneider godeva. I suoi ansimi, i suoi gemiti e il suo urlo fanno capire chiaramente che la protagonista ha un orgasmo. (qui il LINK).
La cultura morale non poteva concepire che una donna potesse godere di un rapporto sessuale quanto un uomo.
L'orgasmo maschile è sempre stato visto come cosa buona e giusta, poiché finalizzato alla fecondazione, ma quello femminile, ritenuto privo di utilità riproduttive (anche se diversi studi scientifici stanno cambiando questo orientamento), solo fonte di piacere, era inconcepibile per una donna di buoni costumi.
Solo le poco di buono provavano piacere nei rapporti sessuali.
Il cinema non poteva fare passare il RIVOLUZIONARIO messaggio che la donna potesse godere di un rapporto esattamente quanto un uomo... Le donne avrebbero iniziato ad avere delle pretese!
E fu così, che l'orgasmo di Maria Schneider finì nel cestino della spazzatura.
Oggi siamo nel 2018 e almeno a parole sembra che l'impasse sia stato superato. Ma nei fatti, è davvero così?
Non ne sono sicura.
Mi accorgo da come alcune persone tengono la narrativa erotica per le pinze (tipo materiale ad alto rischio biologico), che questa barriera culturale è ancora alta e solida.
Perché il fulcro intorno a cui ruota la narrativa erotica contemporanea è l'appagamento del piacere femminile e che una donna lo pretenda, desta ancora scalpore.
Lo capisco da come molti guardano con "sospetto" o con sorrisetti una ragazza che legge/compra un romanzo erotico e glielo leggo negli occhi quell' "assatanata" che gli attraversa il cervello.
L'ho sentito sulla mia pelle quando in libreria una commessa si è impettita tutta, alzando gli occhi al cielo (sì, ti ho vista) quando le ho messo sul bancone Diario di una squillo per bene.
Me ne accorgo da come alcuni critici si prendono gioco di lettrici e autrici di romance erotici, dall'alto del loro trono intellettuale, bollandole come erotomani del Mocio Vileda.
In realtà, quel trono intellettuale, altro non è che la censura moralista e benpensante che voleva le donne frigide e asciutte, recipienti muti e senza pretese, che ha buttato l'orgasmo di Maria Schneider nel cestino.
Ritorno al passato. Bentornati nel 1972.
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