Come capire se il tuo romanzo è buono o fa schifo.



Innanzitutto cominciamo con le cattive notizie, così da toglierci il pensiero.
Hai presente quando metti l'ultimo punto, dopo l'ultima parola dell'ultima pagina, il momento in cui pensi: "Ho finito il romanzo"?
Ecco: non hai finito il romanzo. Manco per niente.
Credevi di dovergli solo dare una letta ed essere pronto per pubblicarlo, ma in realtà quello che hai davanti non è che la prima bozza.
Un embrione passa diversi stadi prima di diventare un feto e poi un bambino pronto a nascere e così è per la prima bozza di un romanzo.
Diciamo che in questo momento preciso, lo spermatozoo ha fecondato l'ovulo che è andato ad annidarsi nella parete uterina, dove resterà e si svilupperà per i successivi 9 mesi.
Nove mesi. 
Nove.
Mesi.
Metafora per dire che il tuo romanzo deve stare lì, nel tuo cassetto (o nella cartella del tuo pc) mentre tu fai altro per molto mooolto tempo.
Scordatene, dimenticatene, fai tabula rasa.
Questo è il consiglio più scomodo per ogni autore all'esordio, l'ultima cosa che chi morde il freno vuole sentirsi dire, ma è la pura verità.
Finita la prima bozza ci si sente come Di Caprio in Titanic, urlando: "Sono il re del mondooooo", ansiosi di dare il libro alle stampe e gettarsi tra le braccia della folla estasiata. 
Per la cronaca: il Titanic è affondato e Jack è morto.
Salva quel cazzo di file e mettiti a fare giardinaggio, o un puzzle, impara a fare il sushi, ritinteggia casa, fai altro MA DIMENTICATI QUELLO CHE HAI SCRITTO.
Perché?
Perché quella prima bozza, credimi, fa acqua da tutte le parti; è superficiale là dove dovrebbe essere approfondita e allunga il brodo là dove non serve. Ci sono personaggi inutili, altri che compiono azioni fuori asse, battute che non fanno ridere, scene prevedibili, capitoli che non servono, domande che rimangono senza risposta.
L'unico modo per vedere queste storture, oltre all'esperienza, è il tempo. Solo il tempo ci fa cadere il prosciutto dagli occhi.
So queste cose perché ci sono passata con ben sei (quasi sette) romanzi. Nessuno è stato pubblicato alla prima stesura, e manco alla seconda.
Appena finita la prima bozza si è troppo innamorati del proprio lavoro per accettare critiche da altri o farci autocritica da soli, ci sembra tutto perfetto, intoccabile, scolpito sulla pietra.
Credetemi, dopo cinque mesi, riprenderete in mano il romanzo e vedrete da soli cosa non funziona, vi picchierete la mano in fronte davanti a certe ingenuità. 
E dopo altri quattro mesi, troverete altri errori.
Hemingway diceva: "Scrivi da ubriaco, edita da sobrio"; questo non ha a che fare solo con l'alcool, dietro queste parole s'intende che la scrittura creativa è paragonabile all'ebbrezza da vino, è entusiasmo, è scrittura a caldo; l'editing invece è un intervento che si fa a freddo, con distacco emotivo dal testo.
Ho riscritto tutti i miei libri non meno di tre volte, alcuni anche quattro.
Lasciare passare il tempo è l'unico modo per rispettare il proprio lavoro, la fretta è sinonimo di vanità, mentre quando si lavora ci vuole umiltà.
Solo dopo saprai se ciò che hai scritto è buono o fa schifo, lo vedrai con i tuoi occhi.

Commenti

  1. Parole sante! E ti assicuro che è la stessa cosa quando si traduce. Dovresti avere il tempo di finire la traduzione e poi metterla in un cassetto per almeno due/tre settimane. E poi riprendere il lavoro e sistemare tutto quello che, inevitabilmente, c'è da sistemare. Ahimé, a noi traduttori non viene dato questo lusso, ma è rassicurante sapere che come autore hai più controllo!

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