La mia vita dopo Instagram


Io non sono mai stata una precisina, gne gne gne, anzì.
Se dovessi descrivermi direi che sono più una buttona, una appoggiona, una di quelle che se ha una cosa in mano la mette lì e ce la lascia per mesi (tipo i vestiti che si accumulano sulla sedia una volta che li ho smessi).
L'ho sempre fatto con tutto, con l'eclatante risultato di non ricordarmi dove mettevo le cose.
Poi è arrivato Instagram.

Come spiegai in un vecchio post, nel 2017, se non sei sui social non esisti e quindi mi sono convinta ad aprire un profilo per entrare in contatto con altre scrittrici, blogger, lettrici e condividere un aspetto più privato di Felicia.
Ora, non serve un guru dei social media per capire che le foto su Instagram si dividono in belle e brutte, ma cosa fa di una foto la bellezza o la bruttezza?
Risposta: l'abbinamento dei colori (ciao spettro cromatico), la luce, i contrasti, la messa a fuoco (troppo spesso sottovalutata), il contenuto (per dire, i calzini sporchi sul pavimento magari anche no); la composizione (oggetti allineati geometricamente o buttati casual).
 


Instagram mi ha aiutato a smussare la mia fibra di appoggiona.
Trovandomi nella condizione di scattare foto estemporanee per casa, non avendo uno studio dotato di luci e apparati fotografici ad hoc, sono stata costretta a mettere in ordine.
E con ordine non intendo semplicemente "le cose al loro posto", ma proprio comporre lo spazio intorno a me.
Voi direte: Grazie, sei un architetto!
Ma il difetto degli architetti è fare a casa degli altri ciò che non si fa a casa propria (nel bene e nel male), nel mio caso comporre l'ordine.
Per fare un esempio più semplice, vi parlo del cibo.
Non sono una cuoca, mi limito a poche semplici ricette collaudate, ma la mia pecca è sempre stato l'impiattamento: non ho mai dato troppo peso a come mettevo il cibo nel piatto finché non si è presentata l'eventualità di fotografarlo prima di mangiarlo.


Sono stata costretta a studiare, seppur non a livelli da ristorante stellato, come impattare le pietanze da me cucinate.
Non fotografo TUTTO, ma questa deformazione si è allargata a macchia d'olio: rifare il letto non è più solo coprirlo, ma tirare bene le lenzuola, sprimacciare i cuscini e allinearli per forma e colore; riordinare la scrivania non è ficcare tutto nei cassetti, ma posizionare ogni oggetto dove mi serve vederlo subito, riunendo le suppellettili per gruppi (il ripiano dei blocchi appunti, il ripiano dei porta penne, il ripiano delle candele); pulire la cucina non è solo igienizzarla, ma darle un aspetto allo stesso tempo funzionale e accogliente.
In giro voglio vedere meno cianfrusaglie possibile perché raccolgono polvere e a occhio generano un effetto di disordine anche se disordine non è.
Una composizione ordinata trasmette al cervello messaggi positivi comparabili a una sensazione di appagamento e aiuta a ragionare meglio.


Con questo non voglio essere fraintesa come quella che è rimasta traviata dai social, ma più che altro riconosco che Instagram è riuscito là dove anni di urla di mia madre non sono mai arrivati: a farmi tenere le cose a posto.
Quindi, se anche casa vostra è un casino, se per quanto pulite non vi sembra mai a posto, seguite questo bizzarro consiglio: scattate foto delle stanze, guardatele attraverso la lente Instagram e capite cosa va tolto/aggiunto/spostato/sostituito. Può sembrare assurdo, ma potrebbe essere d'aiuto.
No al feng shui your house, ma sì al Instagram your house (and life).
Anche voi siete state contagiate?

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