I don't speak social



"Se non sei sui social, non esisti", duro ma vero.
Se anche il mio idraulico ha un profilo Instagram in cui posta foto dell'installazione di lavandini e riparazione di sifoni rotti, il prima/dopo di un bagno allagato dalla lavatrice con tanto di casalinga disperata, allora dobbiamo farcene una ragione.



E così sono venuta a patti con me stessa. Felicia, fatti social.
Io ho un profilo Facebook personale dal lontano 2006, gli albori della piattaforma di Zuckerberg, e mi ci sono sempre trovata bene, usandolo più che altro per condividere "cazzate". Sì, dai, quei post un po' strani, a volte ridicoli, a volte sarcastici, a volte satirici...
Le mie pagine preferite sono "Il signor Distruggere", "Adottare soluzioni punk per sopravvivere" e "Alpha Women", per capirci.
 


Non accetto l'amicizia di chicchessia, ma solo di chi conosco, e ho la bellezza di 356
amici...vergognoso, eh?
Poi, due anni fa, mi sono fatta Instagram, sempre personale, ma siccome nei selfie vengo malissimo (e per malissimo intendo proprio quell'incrocio tra la bambina dell'esorcista e una medium in preda all'estasi), in genere pubblico panorami, e dettagli di vita #socute. Però, evidentemente, uso gli hashtag sbagliati visto che le mie foto hanno una media di 3/4 like, mentre i miei "amici" raccolgono plebisciti per lo scatto di una tazza di cappuccino.
Ma poi, quando Felicia Kingsley pubblica "Matrimonio di convenienza", la presenza sui social non è più uno svago, diventa una necessità: la necessità di esistere.
Così ho aperto il blog (questo), la pagina FB autrice e da pochissimo, il profilo Instagram.
Lati positivi: il contatto con lettrici e blogger. Devo dire che mi diverte tantissimo parlare e rispondere a tutte coloro che hanno voglia di condividere con me le loro impressioni sul mio romanzo.
Quindi, ragazze, prendete questa dichiarazione come un'autorizzazione a "disturbarmi" perchè i vostri feedback mi aiutano a lavorare meglio.
Veniamo alle dolenti note, ossia il motivo per cui "I don't speak social".
Io ho aperto tutti i profili di cui sopra, ma sto ancora cercando di ambientarmi, di capire come usarli, come vadano strutturati e come raggiungere, appunto, le lettrici.
Difficoltà numero 1: per tenere vivo un social, ogni giorno devi creare contenuti interessanti e pertinenti all'argomento per cui è stato creato. Mica facile, avere tutti i giorni l'idea giusta per FB, per il blog, per Instagram. Quando l'ispirazione non arriva è frustrante, mi sembra di appartenere a un altro secolo, invece, a quanto pare, sono a tutti gli effetti una Millennial, e porca vacca, devo darmi una svegliata. Però, quando il lampo di genio m colpisce, me la godo un sacco a scrivere l'intervento per il blog, a fotografare pic per IG, o elaborare in photoshop il contenuto per FB.
Difficoltà numero 2: i numeri, appunto. Il social vive delle visite, dei like e dei follow, se questi non ci sono, i contenuti sono proiettili sparati a salve. Ecco, questo ancora sto faticando a metabolizzarlo, in particolare Instagram. Io sono una persona metodica, do like e follow a quelle pagine che mi interessano e a quei contenuti che per me significano qualcosa, quindi immaginerete quanto sia disorientante trovare 10 like alla foto di "Matrimonio di convenienza" con una citazione di Jemma e Ashford provenienti da parrucchiera siberiana; tecnomaniaco coreano; ristoratore asador argentino; creatrice di gioielli di conchiglie hawaiana; personal trainer palestrato canadese.
Non che questi like non mi facciano piacere, ma non posso non domandarmi come il contenuto del mio romanzo possa averli interessati.
Per non parlare di quelli che ti mettono il follow e poi te lo tolgono un secondo dopo se non contraccambi. No, non verrò in Michigan per compare i tuoi pavimenti a 1 dollaro. A trenta kilometri da casa mia c'è Sassuolo, e se glielo chiedo, per 2 euro mi piastrellano anche la macchina!!!
Difficoltà n.3: Twitter. Serve proprio? Ditemelo voi... se mi volete su Twitter, aprirò anche quello, ma prima dovete spiegarmi cosa scriverci. Nel caso ho un libro dell'anteguerra con le barzellette di Pierino al quale attingere.
Difficoltà n.4: i follow arrivano con il contagocce, ma è normale, specie per un profilo neonato. Questo mi porta a domandare come altri utenti (che non siano Kim Kardashian) abbiamo milioni di followers senza avere pubblicato contenuti (2-3 foto al massimo). Mah? Voi lo sapete?
Questa fa ridere: LinkedIn. Dovrebbe essere un portale per mettere in collegamento professionisti e aziende, ma il mio profilo è visitato unicamente da uomini che NON hanno a che fare per nulla al mondo con la mia professione. Sono giunta alla conclusione che sia una specie di Tinder per yuppies.
Queste, in linea di massima sono le ragioni per cui, nonostante il mio impegno, sento di essere ancora una neofita nell'uso dei social, ma non prendetela come una polemica, perché aldilà delle 4 difficoltà da me annotate, mi piace gestirli, mi piace quello che pubblico, adoro interagire con gli utenti che visitano le mie pagine e tenerli "attenzionati" è uno stimolo costante a fare meglio.
I social mi danno l'opportunità di venire in contatto con i destinatari dei miei libri (ok, per ora pubblicato solo uno, ma altri due stanno per vedere la luce e un terzo è writeinprogress, quindi permettetemi di parlare al plurale), rispondere a dubbi/domande, creare collab interessanti con le blogger e organizzare i giveaway.
Prendete il post di oggi come un messaggio in bottiglia, in cui vi chiedo apertamente cosa volete vedere sui miei social, se c'è qualcosa che cambiereste, se devo aprire Twitter, e se c'è qualche argomento in particolare di cui vi piacerebbe leggere sul blog.



E voi, ditemi, che social usate? Qual'è il vostro preferito? Cosa non vi piace dei social? Anche voi incontrate o avete incontrato le mie stesse difficoltà?



Commenti

  1. Bellissimo il tuo articolo e mi ci rivedo completamente. Se non fossi un'autrice, probabilmente userei i social poco e niente.

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  2. Il primo social al quale mi sono iscritta è stato Facebook, solo per tenermi in contatto con gli amici lontani per motivi di studio o lavorativi. Poi quando ho iniziato a pubblicare libri è diventata una necessità, come hai ben detto tu. Nel corso del tempo, a dirti la verità, la cosa mi è un tantino sfuggita di mano XD troppa gente, troppe notifiche, troppi like, troppo tutto e vivo con il cellulare col silenzioso fisso. Sai quanto si sta bene senza i vari bling! di notifica? Ahhh i miei nervi, sì. XD

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    1. I nervi della signora Bennet XD
      Sono contenta di vedere che sono in buona compagnia!

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