I romanzi rosa esclusi dai premi letterari

Sono una affezionata dei teen movie, quelli ambientati nelle scuole superiori americane, con i ragazzi che spettegolano nei corridoi tra gli armadietti, le cheerleader snob, i superfighi, i nerd, gli atleti, gli outsider e OVVIAMENTE il ballo di fine anno.
Al ballo vengono incoronati il re e la reginetta della scuola e in un angolo buio, a osservare la grande festa, senza corona e senza cavaliere, c'è lei: l'esclusa.
A volte è esclusa perchè bruttina, a volte è esclusa perchè è povera, a volte è esclusa perchè è troppo brava in tutto, a volte è esclusa perchè non si uniforma alla massa, altre volte perchè non fa parte di nessun gruppo (e si sa, al liceo il gruppo fa la forza).
Questa ragazza esclusa, nel mondo letterario sarebbe un romanzo rosa.
A titolo di sondaggio, sono andata a guardarmi gli albi d'oro dei maggiori premi letterari italiani: Premio Strega, Premio Campiello, Premio Mondello, Premo Bancarella, Premio Viareggio, Premio Bagutta (più tantissimi altri).
Lo scopo di questi premi è quello di attribuire un riconoscimento (in genere, su base annuale) a scrittori di poesia, narrativa e saggistica per una loro opera di alto valore letterario.
Sicuramente i vincitori, negli anni, dei vari premi letterari sono più che mai degni del titolo, lungi da me contestarne il merito, hanno la mia massima ammirazione e rispetto.
Però non posso non notare, e quindi portare alla luce quello che per me è un problema, la quasi totale assenza di romanzi rosa nel novero dei finalisti e dei vincitori.
Negli ultimi vent'anni, si registrano solo due romanzi rosa vincitori di un premio, (entrambi del Bancarella): Ti prego lasciati odiare, di Anna Premoli, e Amiche di salvataggio di Alessandra Appiano.
Ancora una volta ho la sensazione che i libri ricadenti nel genere rosa siano considerati figli di un Dio minore, non all'altezza, gli esclusi a priori, senza che a essi venga riconosciuto l'enorme contributo che danno all'editoria.
E' un contributo che si misura in termini di vendite: i romanzi rosa (includiamo anche gli erotici, i romance storici e tutte le declinazioni del tema d'amore) sono tra i più venduti in libreria (si calcola una stima di 4 romance su 10 libri fiction venduti), quindi hanno un peso sostanziale all'interno della colonna di bilancio di editori e librai. In un periodo storico dove la crisi non risparmia nessun settore, avere un genere che continua ad autosostenersi e sostenere l'economia, io lo ritengo senza dubbio un pregio non da poco.
E' un contributo in termini di numero di lettori: nella mia esperienza, i romanzi rosa, con la loro accessibilità e scorrevolezza (non serve una laurea in ingegneria genetica per comprendere i temi e la prosa del libro), nonché familiarità delle tematiche, riescono ad avvicinare alla lettura molti non lettori. Questi, una volta scoperto lo straordinario mondo della lettura, poi, iniziano a sperimentare e a muoversi all'interno di diversi generi fino a trovare ciò che fa per loro (possono restare affezionati al rosa come cambiare diametralmente genere).
Le contestatissime Cinquanta Sfumature hanno trasformato tantissime non lettrici i lettrici FORTI, voraci, che ora viaggiano al ritmo di un libro letto a settimana.
Come ho già detto in precedenza, quando un libro trasforma un non-lettore in lettore, ha assolto il suo più grande e difficile compito.
Scrivo per chiedere, con la massima umiltà, che i romanzi rosa inizino ad essere maggiormente presi in considerazione dai premi letterari italiani, poichè per valore e dignità non sono secondi a nessuno.
Sarebbe un segnale forte di superamento di quella barriera di snobbismo che troppo spesso ostacolano i confronti nel mondo letterario.


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