Il nostro primo capitolo - La novella di Summer e Blake (cap.1)
Blake
e Summer…
Li abbiamo lasciati quella notte di Capodanno,
abbracciati sul tappeto davanti al camino della casa negli Hamptons, ma cosa è
successo dopo che abbiamo chiuso la porta e li abbiamo lasciati soli?
Dove sono andati a vivere?
Che ne è stato di Dwight?
E di Emma Rae?
Ti farò dare una sbirciata dal buco della serratura
nel loro futuro, nel loro primo capitolo da coppia, aprendo anche qualche
sipario sui loro scorci di vita quotidiana, sperando di farti compagnia ancora
un po’.
Capitolo 1
«Tu ti rendi conto della vastità…».
«Se stai per finire questa frase come credo che la
finirai, ti prego, Blake, non farlo», lo anticipo restituendo il bicchiere
vuoto alla hostess e richiudendo il tavolino ribaltabile contro il sedile
davanti a me.
«… Della vastità del mio amore per te. Pensi sempre
male, Summer, fammi finire le frasi, lasciati stupire ogni tanto dallo spessore
dei miei pensieri».
«Fai di me una ragazza felice, quanto è vasto il tuo
amore?»
«Non so, fai tu, sto venendo in California per stare con
te fino alla fine delle riprese. Io, in California».
«Non sai quanto lo apprezzo».
«E non mi sono nemmeno lamentato di queste
scomodissime poltrone della turistica… Tanto valeva farsi il volo seduti sulla
tazza del cesso. Potevi farteli prenotare due posti in prima, tanto paga Larson».
«Non voglio pesare sulla produzione», gli spiego. «Dirigo
la serie da neanche un mese, non mi sembra il caso di pretendere un trattamento
da diva».
«Be’, dovresti, così fai vedere a tutti chi comanda».
«La prima classe è da megalomani, ma se farai il
bravo, per il ritorno chiederò di prenotarmi due posti in business, contento?»
«Le mie ginocchia ti ringraziano».
«Ho molto a cuore le tue ginocchia. Comunque, stiamo
sorvolando l’Arizona, sopporta ancora un’ora», lo informo nella speranza di
sedare le sue lamentele. Questi scrittori bestseller hanno un sacco di pretese.
«Un’ ora, eh?», domanda come se non fossi stata
abbastanza chiara.
«Sì, un’ora», ripeto, stappando un evidenziatore con i
denti e sottolineando una scena del copione che secondo me è da rivedere.
«Ho un’idea per renderla più sopportabile», ribatte
con quel tono di voce che fa vibrare l’elastico delle mutande. «Ed è un’idea
che credo potrebbe piacere anche a te», mi sussurra all’orecchio, sfiorando il
mio lobo con la punta della lingua, facendomi rabbrividire al punto che mi cade
il tappo dell’evidenziatore dalle labbra.
«Blake…», provo a farlo desistere senza troppa
convinzione.
«Anzi», insiste, stavolta scendendo con la bocca sul
mio collo. È finita, raziocinio completamente andato. «Sono sicuro che potrebbe
piacerti anche più di quanto piacerebbe a me».
E senza aggiungere altro, Blake si alza e con la testa
mi fa cenno di raggiungerlo nel bagno in coda all’aereo.
Questo mi ricorda quella sua intervista con le palette
“L’ho fatto/non l’ho fatto” che avevo visto su YouTube. Signori e signore, ecco
a voi Blake Avery, il re del sesso ad alta quota.
Guidata dall’istinto (e dall’adrenalina), abbandono copione
ed evidenziatori sul suo sedile vuoto e, con quella che credo sia un’aria
colpevolissima, mi affretto per lo stretto corridoio fino al bagno, dove busso
con discrezione e lui, con nessunissima discrezione, mi tira dentro.
Richiude la porta e mi ci spinge contro, soffocando il
mio gridolino di sorpresa con un bacio, mentre con le mani mi solleva contro di
lui, stretta nella sua presa saldissima.
Il bagno è microscopico, c’è a malapena il posto per
una persona in piedi, ma lui sembra che non sia mai stato così comodo.
«Devo confessarti una cosa», sospiro mentre Blake mi alza
la gonna in vita. «Questa è la mia prima volta: non l’ho mai fatto in aereo». Invece,
so per certo che lui è Mr Mile High Club.
«Allora, sarà il caso che te la faccia ricordare»,
mormora contro la mia pelle. «Io invece non l’ho mai fatto in Arizona».
«In che senso?»
«Che l’Arizona mi manca. Ho fatto sesso in trentadue
dei cinquanta stati degli Stati Uniti. Oggi, con l’Arizona, sono a trentatré».
«La stiamo sorvolando, non vale», obietto
abbassandogli la zip dei jeans.
«Lo spazio aereo conta come conquista territoriale, ti
assicuro che vale», obietta serissimo. «Trentatré. Però, adesso che ci penso,
ho dei dubbi sull’Arkansas… o era l’Oklahoma? Del Tennessee sono sicuro»,
medita come se stesse elencando i Sette Nani e gliene mancasse uno. «Fanculo!»,
sbotta tuffandosi famelico sul mio seno, con la mano che strattona la mia
camicia al punto da far staccare un bottone. «Vorrà dire che li rifaremo tutti
daccapo!».
«Sembra una cosa… lunga», ansimo mentre lo sento
entrare, regalandomi quell’estasi del nostro primo contatto alla quale non mi
abituerò mai.
«Oh, sì, molto. E quando avremo finito di fare l’amore
in tutti gli stati da Est a Ovest, ricominceremo ancora da Ovest a Est, isole
comprese».
«Sì», gemo sottovoce ondeggiando il bacino per
seguirlo.
«Hawaii».
«Sìì».
«Montana».
«Sììì». I miei mugolii si fanno sempre affannosi
quanto gli affondi di Blake più intensi. Mi piace in piedi. Molto.
«Texas».
«Sì, il Texas, sì».
«Dakota».
«Nord o Sud?»
«Tutte e due, cazzo».
«Sì, tutte e due, Blake, ancora».
«Minnesota».
«Sììì».
«Alabama, Pennsylvania».
«Sììììì».
«Ohio».
«Ohiooooooo», ripeto con il corpo che va a fuoco. «Oh…
Ah… Iohh».
Toc, toc, toc…
«Missisi…». Tappo la bocca a Blake.
Toc, toc, toc. Qualcuno, da fuori, sta bussando.
«Ehm, ehm», tossicchia una voce ovattata di donna. «Il
comandante ha acceso il segnale di allacciare le cinture. Tutti i passeggeri
devono tornare ai propri posti e prepararsi all’atterraggio».
«Sì… ehm», rispondo con la voce rotta e un formicolio
infernale incipiente al basso ventre.
«Illinois», bisbiglia Blake al mio orecchio assestando
un ultimo colpo deciso.
«Io… vengo!».
Mercoledì pubblicherò il secondo capitolo, stay tuned!
Oh bellissimo
RispondiEliminaCiao io ho un blog dove ci scrivo storie d'amore, si ci possono scrivere romanzi rosa in un blog
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